mercoledì 23 novembre 2016

LA LEGGEREZZA DEL LASCIAR ANDARE

Spesso ci si trova ad affrontare periodi veramente faticosi, in cui ci si trascina dietro agli eventi boccheggiando, con la convinzione che non sia possibile fare diversamente. 
Il corpo ci rimanda stanchezza, tensione e rigidità. Poco per volta, si fa l'abitudine ai piccoli acciacchi quotidiani (cervicalgia, mal di testa, schiena dolente, affaticamento...) e ci si dimentica cosa significhi "essere in forma". 
La normalità si trasforma in sopravvivenza e ogni mattina ci si alza dal letto sempre più frustrati, nervosi e demotivati. 
Una situazione di questo tipo induce un adattamento fisiologico così impegnativo da lasciarci senza energie e il protrarla nel tempo non fa che creare una sorta di schiavitù passiva agli eventi.
Il nostro umore si fa sempre più cupo e fa la sua comparsa un'elevata dose di aggressività (tesa a sfogare la rabbia provata) che gradatamente inquina tutte le nostre relazioni con il mondo esterno.
Ci troviamo così confinati, e molto arrabbiati, nel buco nero dell'impotenza generato dall'assenza di energie psico-fisiche.
Rimedi pratici: 
1) quando il riposo non elimina la stanchezza o non si riesce a dormire con continuità, occorre fare una pausa e domandarsi le motivazioni: d'altra parte se si dorme a fatica o male è perchè si pensa troppo  ( a cosa?) e non sarà difficile individuare la causa del nostro disagio.
2) quando il corpo passa da un malessere ad un altro è un segnale importante: ignorare il nostro stato non farà che peggiorarlo. Istintivamente si tende a mantenersi iperimpegnati per evitare di fare i conti con se stessi: questa strategia non fa che dilazionare il momento in cui dovremo per forza farli, i conti con noi stessi, con la differenza che a quel punto saremo scarichi di energia. Una pausa di riflessione è quanto mai fondamentale.
3) Questo punto lo dedico ai brontolii che sento emergere dalla lettura dei primi due: "Eh sì, facile a dirsi, ma non a farsi! Non comprendi la mia situazione! Sono senza via d'uscita! Non è possibile fare altrimenti!". Nota dolente o importante (dipende dai punti di vista): "Vi è sempre una possibilità di scelta.". Che non ci piaccia e che non vogliamo vederla è un altro paio di maniche. Che sia una scelta che ci costi un grande sacrificio e spesso sia molto dolorosa, è altrettanto innegabile. Se partiamo dal presupposto che ci siamo ridotti ad essere schiavi di una situazione, il recuperare la libertà e il rispetto per noi stessi avrà per forza di cose un suo prezzo. Questo prezzo sarà tanto più alto quanto più saranno tenaci le nostre resistenze. E quali sono le resistenze che ci troveremo ad affrontare?  Le paure e le debolezze che ci caratterizzano ed i nostri attaccamenti. 
Il lasciar andare una situazione ci pone di fronte alle nostre insicurezze, alla paura di non farcela, ai nostri sensi di colpa, ai tanti compromessi accettati e alla valutazione del prezzo che ci è stato richiesto per ottenerli. Impresa ardua e di grande onestà interiore. Passaggio di crescita importante.

Immaginate di essere caduti dalla barca in un mare in burrasca: dalla barca vi tirano una fune e voi vi aggrappate ad essa con tutte le vostre forze. Le onde vi travolgono e il tenervi alla fune è di momento in momento più faticoso. Nella vostra mente scenari apocalittici di annegamento e di squali voraci pronti a divorarvi prendono forma terrorizzandovi e rendendo la vostra presa sempre più tenace. Allo stremo delle forze fisiche e a malincuore vi lasciate andare al vostro infame destino. 
Il vostro corpo  si rilassa e di colpo il mare in burrasca si calma permettendovi di galleggiare sulla superficie recuperando le forze. 
Sapete esattamente come siete entrati nel mare in tempesta, ma scoprirete poco per volta chi siete veramente dopo esserne usciti.


 W. Turner, Shipwreck of the Minotaurus, 1793


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